Se Matera piange, Potenza non ride

Pubblicato su “La Nuova del Sud” del 27 – 06 – 2023

La puntuale analisi proposta da Nino Grasso descrive un quadro a tinte fosche della condizione in cui versano Matera e alcuni dei maggiori progetti sui quali, per anni, abbiamo fondato l’identità collettiva della Basilicata. Parlo al plurale perché di quella stagione di impegno e progettazione, culminata con il riconoscimento di Matera Capitale della Cultura europea, ne siamo stati tutti protagonisti. Tutti noi lucani, in diversa misura, abbiamo contribuito alla realizzazione di un sogno che portava in sé una dote inestimabile, il superamento definitivo di una narrazione che ci etichettava come terra di tardo sviluppo e lento progresso. Ma se in quegli anni di straordinaria bellezza il coraggio e la visionarietà hanno alimentato l’azione politica e sociale, da quattro anni a questa parte la Basilicata sembra essere stata risucchiata in un cono d’ombra. Eppure l’eredità di quella stagione era talmente preziosa che andava solo messa a frutto, per permettere al futuro di splendere ancora e ai lucani di sentirsi ancora più orgogliosi delle proprie radici e della propria terra. Un’azione politica di basso profilo e una gestione amministrativa di corto respiro hanno fatto retrocedere tutti noi in un tempo in cui l’impossibile restava tale e in cui l’unica via per vincere le sfide della modernità era solo la fuga. Perché lo spopolamento ha radici profonde e ragioni che possiamo attestare, anche queste, ad una visione miope vincolata al solo ciclo elettorale e non ad un respiro più lungo che guardasse alle prossime generazioni. Ma è al domani che dobbiamo guardare, lavorandoci oggi.

E allora, dobbiamo occuparci seriamente per fermare subito l’emorragia di donne e uomini della Stellantis di Melfi, costretti a trasferimenti immediati presso altri stabilimenti, che vedono compromesso il proprio futuro e quello delle proprie famiglie. La ragione dello spopolamento è anche questa, così come lo è l’insistenza di un progetto vero di cura del territorio lucano, messo in seria crisi dai cambiamenti climatici che ne stanno già modificando l’assetto causando danni ingenti alle aree interne e all’agricoltura. Spopolamento è anche l’assenza di una programmazione e di un disegno della sanità lucana, gestita in maniera superficiale, che sta vivendo una profonda crisi. Migrazione sanitaria, mancate stabilizzazioni, l’assenza di una politica di incentivi per la valorizzazione delle eccellenze, una gestione approssimativa del management, il continuo rimando a responsabilità passate, retorica che va bene quando si è all’opposizione ma che, dopo quattro anni di governo, inizia ad essere vuota e ridicola. Lo spazio di questa riflessione scritta non permette di andare a fondo sui dossier più urgenti che dovrebbero riempire la scrivania del Presidente Bardi, ma certamente non sono assenti nel dibattito pubblico regionale e tra le persone che vivono e subiscono ogni giorno le contraddizioni e l’incapacità di un governo che non ha mantenuto la promessa del cambiamento.

Ma se Matera piange, Potenza non ride. Il Capoluogo di Regione sconta maggiormente tutti i limiti di una maggioranza di destra, senza più centro, che ha saputo vincere, seppur di poco, le elezioni amministrative ma che si è poi sgonfiata alla prova del governo. Basta fare una passeggiata in città per vedere con i propri occhi lo stato di degrado in cui versano alcune zone della città, l’incuria degli spazi pubblici, la disgregazione che vive la comunità cittadina divisa tra centro e periferia e tra periferia e contrade. Non un disegno di città moderna ma un tirare a campare affannato, senza soluzione di continuità. La mancanza di investimenti nel benessere dei cittadini e nei settori culturali, non nell’eventificio stagionale a cui assistiamo, è la cartina al tornasole di un lavoro fatto con trascuratezza e che non vuole andare oltre la naturale scadenza del mandato popolare. Due le leve principali sulle quali dovremmo poggiare il futuro di Potenza: AOR San Carlo e Università. La facoltà di Medicina apre a soluzioni di sviluppo possibili, non sprechiamo anche queste.

Potenza e Matera per troppo tempo sono state usate da tifoserie politiche e curve di sostenitori occasionali ma è giunta l’ora di mettere un punto a questa vecchia storia, voltare pagina e chiudere definitivamente il libro. C’è una sola Basilicata, le divisioni non hanno alcun senso. Socialdemocratici riformisti, liberali, popolari, insieme possono determinare l’inizio di un tempo nuovo: o decidiamo di entrare in azione oppure più nulla cambierà.

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Lettera alle azioniste e agli azionisti di Basilicata
Alla Basilicata serve una Politica pragmatica e coraggiosa

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